Boys and girls
È ideologicamente pericoloso di questi tempi parlare di gender – cioè della distinzione biologica tra i due sessi ‘tradizionali’ – anche se l’ossessiva attenzione alla modesta popolazione LGBTQA+ comincia a scemare. Forse possiamo cavarcela discutendo invece del sesso binario dei nascituri visto che, nei bambini piccoli, le ‘nuove definizioni’ non parrebbero molto appropriate.
Malgrado ciò che si potrebbe supporre, maschi e femmine non vengono al mondo ‘bilanciati’ numericamente in parti uguali. Globalmente si registra la nascita di 107 maschi ogni cento femmine. Il dato è marginalmente distorto da ciò che resta della tremenda pratica dell’infanticidio delle bambine in alcune società asiatiche, ma si stima che il rapporto nei primi anni di vita sia comunque di 105 a 100, sempre a favore dei maschi.
Gli uomini però sono fragili. Da neonati soffrono maggiormente di problemi medici rispetto alle bambine, poi ‘si bruciano’ più in fretta. Una volta cresciuti sono molto più portati a uccidersi a vicenda e a correre dei rischi mortali, oltre a continuare ad avere, mediamente, la salute più cagionevole delle femmine – tutti problemi che tendenzialmente accorciano la vita. Nell’Ue le donne vivono, sempre mediamente, 5,5 anni in più degli uomini. Tenendo conto delle disgrazie maschili, l’ago della bilancia torna quasi in parità, arrivando in fine alla proporzione di 101 maschi ogni cento femmine.
Per lunghi millenni i due generi non sono mai stati in diretta concorrenza. I maschi, quasi certamente per un fatto di muscolatura, perlopiù procuravano da mangiare alla menage, mentre le donne, presumibilmente per la conformazione fisica e per il ruolo materno, erano tendenzialmente destinate ad occuparsi delle vicende domestiche.
Ora, neutralizzato il fattore fisico/muscolare grazie all’arrivo delle macchine e dell’automazione, per la prima volta nella storia umana i maschi e le femmine sono stati messi massicciamente in diretta concorrenza – e il ‘campo da gioco’ per eccellenza è l’ufficio, l’ambito di lavoro probabilmente più caratteristico del nostro tempo. Non si sa come andrà a finire, ma voi lì, alle scrivanie, insieme state creando la società del futuro…